Discussione:
verniciare stufa in ghisa
(troppo vecchio per rispondere)
Soviet_Mario
2003-09-23 18:51:04 UTC
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Esiste qualche vernice adatta a verniciare una stufa in ghisa ?
(faccio presente che si tratta di una antica stufa a parete singola, niente
camicia, non coibentata, non ventilata, e che quindi raggiunge temperature
ragguardevoli anche sul lato esterno).
Ha però una grossa tendenza ad arrugginirsi.
In alternativa a prodotti commerciali, che trattamento potrei fare per
proteggerla dall'arrugginimento (sono tre giorni che spazzolo e sputo
ruggine e adesso che è finalmente lucida non vorrei che facesse la stessa
fine in tempi brevi)
Grazie a chi mi consiglia qualche prodotto o rimedio anche artigianale.
Ciao
Soviet-Mario

Fosfatarla non servirebbe a nada, vero ? O si ? E "anodizzare" con dicromato
?
Esistono smalti inorganici che si stendono a freddo e poi si consolidano da
sé quando si accende la stufa, tipo le vetrine ?
mbaudino
2003-09-24 06:36:48 UTC
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"Soviet_Mario" <***@infinito.it> ha scritto

IMHO le stufe in ghisa sono belle così come sono, con l' uso arrugginiscono
poco in quanto la maggior parte della ruggine si stacca con la dilatazione
termica. Il problema si dovrebbe presentare solo se non vengono usate e
stazionano in zone umide.

Pescando dai ricordi, ci sono delle vernici costituita da alluminio +
silicati inorganici, usate per superfici calde. Sopportano temperature di
molte centinaia di gradi, superiori a quelle raggiungibili con le
siliconiche o le silaniche. Senti qualche produttore di vernici. Sono
comunque una schifezza estetica.
Post by Soviet_Mario
Esistono smalti inorganici che si stendono a freddo e poi si consolidano da
sé quando si accende la stufa, tipo le vetrine ?
Non lo so, ma dubito.
Post by Soviet_Mario
Fosfatarla non servirebbe a nada, vero ?
Secondo me sì, ma non ho esperienza.
Post by Soviet_Mario
E "anodizzare" con dicromato
Penso proprio di sì, però il cromo in cucina non è il massimo (personalmente
ci proverei, con un mix cromato + ac. fosforico sfregato sopra la ghisa con
un tampone).
Hai provato a chiedere da queli che vendono stufe in ghisa? Credo che
qualche soluzione sperimentata esista ( esempio grafite in polvere o in
pasta).
Comunque non usare mai detergenti per pulire la stufa, od altri prodotti che
lascino residui salini o igroscopici, lavala quando è tiepida in modo che l'
umidità residua evapori.
Sarebbe interessante conoscere la conclusione delle tue prove.
Ciao
Mauro
mbaudino
2003-09-25 06:42:27 UTC
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Sorry, ma solito problema con Tiscali, per cui ti rispondo in ritardo.
benissimo ! Ti ricordi mica se si stendono a freddo o se bisogna
applicarle
a caldo ?
Per quel che mi ricordo, la resistenza alla temperatura aumentava nell'
ordine (già scartando le varie fenoliche, epox ecc):
siliconiche (esteticamente belle) ---> silaniche ----> silicati inorganici
(una schifezza)
in genere prodotte da tutti quelli che fanno vernici per uso industriale.
La carica metallica potrebbe essere aluminio ( T maggiore) o zinco (Tmax
inf. ma protegge bene dalla corrosione). Tutte applicabili a freddo.

La T sup. della stufa non dovrebbe essere molto alta ( penso a 150-200°); la
puoi misurare mediante un simil sensore a contatto; se è veramente così,
non dovresti avere grossi problemi e fra le vernici trovi alternative a
iosa.

Comunque IMHO la stufa in ghisa è meglio che sia nera; ieri ho visto nel web
che nei consigli per la conservazione delle stufe in ghisa si raccomanda l'
uso delle apposite 'paste in grafite' ( potrebbe essere silicato di sodio +
grafite ). Comunque una passivata con anidride cromica ( T, canc. ecc.)
potrebbe dare buoni risultati.

Per la saldatura della ghisa, provo a rintracciare un mio 'collega' arciere,
che di mestiere fa fusioni in ghisa: dovrebbe sapere come si risolve al
meglio il problema.
IMHO, essendo poco piu' di un semplice riporto e non una saldatura
sollecitata meccanicamente, credo che il problema sia banalmente risolubile
(non dico con una brasatura forte, ma quasi....)
In ogni caso sono in vendita elettrodi per la saldatura della ghisa, non
complicarti la vita....
http://www.fidat.it/ita/prodotti/elettrodi.htm

Ciao
Mauro
Soviet_Mario
2003-09-25 13:32:54 UTC
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E' bello che esistano i NG
Post by mbaudino
Sorry, ma solito problema con Tiscali, per cui ti rispondo in ritardo.
benissimo ! Ti ricordi mica se si stendono a freddo o se bisogna
applicarle
a caldo ?
Per quel che mi ricordo, la resistenza alla temperatura aumentava nell'
siliconiche (esteticamente belle) ---> silaniche ----> silicati inorganici
(una schifezza)
:-))) ... MIE !
Post by mbaudino
in genere prodotte da tutti quelli che fanno vernici per uso industriale.
La carica metallica potrebbe essere aluminio ( T maggiore) o zinco (Tmax
inf. ma protegge bene dalla corrosione). Tutte applicabili a freddo.
La T sup. della stufa non dovrebbe essere molto alta ( penso a 150-200°); la
puoi misurare mediante un simil sensore a contatto; se è veramente così,
non dovresti avere grossi problemi e fra le vernici trovi alternative a
iosa.
Comunque IMHO la stufa in ghisa è meglio che sia nera; ieri ho visto nel web
che nei consigli per la conservazione delle stufe in ghisa si raccomanda l'
uso delle apposite 'paste in grafite' ( potrebbe essere silicato di sodio +
grafite ). Comunque una passivata con anidride cromica ( T, canc. ecc.)
potrebbe dare buoni risultati.
ok, posso trovare tutto ciò. Anche di silicato ne abbiamo dei bidoni da 5 kg
(non so chi li avesse comprati, per la ricerca uv della silice servono punte
di spatola ! ... forse costavano in proporzione meno che prendere il
barattolino da 250 g)
Post by mbaudino
Per la saldatura della ghisa, provo a rintracciare un mio 'collega' arciere,
che di mestiere fa fusioni in ghisa: dovrebbe sapere come si risolve al
meglio il problema.
IMHO, essendo poco piu' di un semplice riporto e non una saldatura
sollecitata meccanicamente, credo che il problema sia banalmente risolubile
(non dico con una brasatura forte, ma quasi....)
In ogni caso sono in vendita elettrodi per la saldatura della ghisa, non
complicarti la vita....
http://www.fidat.it/ita/prodotti/elettrodi.htm
biens, grassie
Ciao
Soviet
Post by mbaudino
Ciao
Mauro
Patrizio
2003-09-29 16:28:17 UTC
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Il 23 Set 2003, 20:51, "Soviet_Mario" <***@infinito.it> ha
scritto:

Ciao Soviet,
Post by Soviet_Mario
Esiste qualche vernice adatta a verniciare una stufa in ghisa ?
(.....)
Post by Soviet_Mario
Ha però una grossa tendenza ad arrugginirsi.
(.....)
Post by Soviet_Mario
Grazie a chi mi consiglia qualche prodotto o rimedio anche artigianale.
Io nn ho nulla del genere da proporti (da cui i tagli) e mi ag-
gancio su qst thread per comodita'. M'e' venuta un'idea balzana;
perche' nn provare una protezione catodica: stufa a pot. (-) e
ferraglia (diciamo) a pot. (+), nelle vicinanze della stessa, da
sacrificare, ovviamente; il tutto in aria; basta collegare la
stufa al polo negativo di un alimentatorino e quello positivo alla
ferraglia (che, pero', deve essere isolata elettr. dalla stufa);
un mio lontano (nel senso che abita lontano da me) parente ha
provato qst su un aggeggio di Fe e mi dice che finora funziona.
Non vedrei controindicazioni anche se e' gia' stata verniciata.
Post by Soviet_Mario
Ciao
Soviet-Mario
(.....)

Ciao
Patrizio

--------------------------------
Inviato via http://usenet.libero.it
mbaudino
2003-09-29 17:16:20 UTC
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E l' elettrolita dove è?
Per avere protezione anodica o catodica deve esistere un elettrolita (ovvero
i due elettrodi devono essere a contatto, com nei riporti galvanici: no
corrente, no protezione)
Mauro
Patrizio
2003-09-29 17:55:15 UTC
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Il 29 Set 2003, 19:16, "mbaudino" <***@xxx.it> ha scritto:

Ciao Mauro,
Post by mbaudino
E l' elettrolita dove è?
Per avere protezione anodica o catodica deve esistere un elettrolita (ovvero
i due elettrodi devono essere a contatto, com nei riporti galvanici: no
corrente, no protezione)
potrei sbagliare, ma lessi, moolto tempo fa, su un articolo di
"Le Sienze" che si occupava di corrosione e possibili rimedi.
Da quello che mi sembra di ricordare, direi quanto segue.

In qst caso l'aria funge da portatore di una debolissima corrente,
quella corrisp. a far ossidare lievissimamamente il Fe sacrificale
al posto di quello che ci interessa non far ossidare.
Specie come O2 e H2O (umidita'), vicino a Fe (-) danno prodotti
come O2^-, O2^2-, OH^-, etc., i quali non si accosteranno a Fe (-)
ma, vicino a Fe (+), potranno aderire formando (superficialmente)
ossidi e idrossidi. E' essenziale che il Fe sacrif. nn sia troppo
distante dall'altro. Il consumo (elettrico) puo' essere abbassato
quasi a piacere mettendo un condensatore in parall. all'alim., il
quale, cosi', puo' restare quasi sempre spento: a mantenere la
d.d.p. ci pensa il condensatore; si puo' accendere l'alim. ca. 1
volta al giorno per qlc secondo (dipende dalla capacita', per an-
dare sul sicuro, direi 1000 microF e Vmax ca. 1,5 quella dell'ali-
mentatore); operativamente, metterei una R di ca. 1 kOhm in serie
tra uno dei poli dell'alim. e il corrisp. polo del condensatore.
Post by mbaudino
Mauro
Ciao
Patrizio

--------------------------------
Inviato via http://usenet.libero.it
Soviet_Mario
2003-09-29 20:43:38 UTC
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Ma che mito sei ?
Mi sa che proverò .... basterà un alimentatore tipo quello da 3 volt del
walkman ?
Ciao
Soviet
P.S.
(un mio collega mi ha suggerito un basamento di magnesio/alluminio sotto i
piedi della stufa).
Post by Patrizio
Ciao Mauro,
Post by mbaudino
E l' elettrolita dove è?
Per avere protezione anodica o catodica deve esistere un elettrolita
(ovvero
Post by mbaudino
i due elettrodi devono essere a contatto, com nei riporti galvanici: no
corrente, no protezione)
potrei sbagliare, ma lessi, moolto tempo fa, su un articolo di
"Le Sienze" che si occupava di corrosione e possibili rimedi.
Da quello che mi sembra di ricordare, direi quanto segue.
In qst caso l'aria funge da portatore di una debolissima corrente,
quella corrisp. a far ossidare lievissimamamente il Fe sacrificale
al posto di quello che ci interessa non far ossidare.
Specie come O2 e H2O (umidita'), vicino a Fe (-) danno prodotti
come O2^-, O2^2-, OH^-, etc., i quali non si accosteranno a Fe (-)
ma, vicino a Fe (+), potranno aderire formando (superficialmente)
ossidi e idrossidi. E' essenziale che il Fe sacrif. nn sia troppo
distante dall'altro. Il consumo (elettrico) puo' essere abbassato
quasi a piacere mettendo un condensatore in parall. all'alim., il
quale, cosi', puo' restare quasi sempre spento: a mantenere la
d.d.p. ci pensa il condensatore; si puo' accendere l'alim. ca. 1
volta al giorno per qlc secondo (dipende dalla capacita', per an-
dare sul sicuro, direi 1000 microF e Vmax ca. 1,5 quella dell'ali-
mentatore); operativamente, metterei una R di ca. 1 kOhm in serie
tra uno dei poli dell'alim. e il corrisp. polo del condensatore.
Post by mbaudino
Mauro
Ciao
Patrizio
--------------------------------
Inviato via http://usenet.libero.it
mb
2003-09-29 22:20:25 UTC
Permalink
Post by Patrizio
ossidi e idrossidi. E' essenziale che il Fe sacrif. nn sia troppo
distante dall'altro.
IMHO il nocciolo è proprio questo: l' anodo dovrebbe essere distante pochi
micron dalla stufa, in maniera che la condensa faccia da elettrolita, o
comunque che la resistenza dell' aria sia bassa. Cosa che,sempre IMHO, non è
realizzabile, se non schermando quasi completamente la stufa con una gabbia
posizionata appunto a pochi micron dalla ghisa. Se non passa corrente non
c'è protezione, ma solamente un campo elettrico ininfluente. Oltretutto, con
pochi punti anodici ed una grossa superficie catodica, avresti una
distribuzione di potenziale assolutamente non uniforme. Sarebbe come sperare
di proteggere la stufa mettendo qui e là dei pezzetti di zinco (anche se
questa soluzione già sarebbe migliore): se non la zinchi tutta, in aria non
hai vera protezione ( e se noti, basta un pezzetto di zinco saltato su una
lamiera, e subito parte la corrosione). Diverso è naturalmente il caso in
mare, o comunque in presenza di elettroliti , dove la protezione catodica o
anodica è di largo impiego ( le correnti sono significative, il potenziale è
ragionevolmente uniforme)
In aria, la resistenza è dell' ordine dei Tohm, forse solo Gohm in caso di
umidità. Con potenziali dell' ordine dei V passerebbero correnti di 0,001
picoamper ( o 1 pA nel migliore dei casi). Il potenziale vero risultante
sulle singole facce elettrodiche sarebbe insignificante, essendo tutto il
resto caduta ohmica in aria.
Quindi IMHO la tua idea non può funzionare. Però potrei sbagliarmi, cosa del
tutto probabile.
Non è ovviamente per sfiducia, ma mi piacerebbe avere il riferimento all'
articolo da te citato, magari un link.
Ciao
MBaudino
Soviet_Mario
2003-09-29 22:23:13 UTC
Permalink
a (s)proposito della zincatura .....
mi è sembrato di capire, da tutto il discorso, che lo zinco in aria e in
acqua protegge con due meccanismi essenzialmente diversi :
1) come "vernice" (resistente meccanicamente e auto passivante) in aria
2) come anodo sacrificale in acqua
e che :
nel primo caso la copertura deve essere totale
nel secondo, bastano pezzi collegati elettricamente

ho inteso bene ?
In effetti non avevo mai riflettuto sull'azione della zincatura in aria
secca e senza condensa (anche perché in quelle condizioni il ferro non
patisce poi molto) .... in presenza di pioggia o condensa, potrebbero
istaurarsi entrambi i meccanismi, forse.
(accendi e) confermi ?
Ciao
Soviet
Post by mb
Post by Patrizio
ossidi e idrossidi. E' essenziale che il Fe sacrif. nn sia troppo
distante dall'altro.
IMHO il nocciolo è proprio questo: l' anodo dovrebbe essere distante pochi
micron dalla stufa, in maniera che la condensa faccia da elettrolita, o
comunque che la resistenza dell' aria sia bassa. Cosa che,sempre IMHO, non è
realizzabile, se non schermando quasi completamente la stufa con una gabbia
posizionata appunto a pochi micron dalla ghisa. Se non passa corrente non
c'è protezione, ma solamente un campo elettrico ininfluente. Oltretutto, con
pochi punti anodici ed una grossa superficie catodica, avresti una
distribuzione di potenziale assolutamente non uniforme. Sarebbe come sperare
di proteggere la stufa mettendo qui e là dei pezzetti di zinco (anche se
questa soluzione già sarebbe migliore): se non la zinchi tutta, in aria non
hai vera protezione ( e se noti, basta un pezzetto di zinco saltato su una
lamiera, e subito parte la corrosione). Diverso è naturalmente il caso in
mare, o comunque in presenza di elettroliti , dove la protezione catodica
o
Post by mb
anodica è di largo impiego ( le correnti sono significative, il potenziale è
ragionevolmente uniforme)
In aria, la resistenza è dell' ordine dei Tohm, forse solo Gohm in caso di
umidità. Con potenziali dell' ordine dei V passerebbero correnti di 0,001
picoamper ( o 1 pA nel migliore dei casi). Il potenziale vero risultante
sulle singole facce elettrodiche sarebbe insignificante, essendo tutto il
resto caduta ohmica in aria.
Quindi IMHO la tua idea non può funzionare. Però potrei sbagliarmi, cosa del
tutto probabile.
Non è ovviamente per sfiducia, ma mi piacerebbe avere il riferimento all'
articolo da te citato, magari un link.
Ciao
MBaudino
mbaudino
2003-09-30 06:06:25 UTC
Permalink
Post by Soviet_Mario
a (s)proposito della zincatura .....
mi è sembrato di capire, da tutto il discorso, che lo zinco in aria e in
1) come "vernice" (resistente meccanicamente e auto passivante) in aria
2) come anodo sacrificale in acqua
Il meccanismo è uguale. Per proteggere il ferro, uno zinco deve corrodersi
(oltre che passivarsi ecc. ma questo è altra storia); per corrodersi deve
passare corrente di corrosione, per passare corrente (tanta o poca) deve
esserci un elettrolita. In aria si ha il meccanismo perchè zinco e ferro
(zincato) sono a contatto ovunque (100% della superficie) . In acqua invece
dove la conducibilità è botevole gli 'zinchi' ( o Mg) si mettono
opportunamente in pochi punti dello scafo o della struttura da proteggere.
Post by Soviet_Mario
In effetti non avevo mai riflettuto sull'azione della zincatura in aria
secca e senza condensa (anche perché in quelle condizioni il ferro non
patisce poi molto) .... in presenza di pioggia o condensa, potrebbero
istaurarsi entrambi i meccanismi, forse.
La colonna di ferro in india (non mi ricordo dove) che stà lì senza ruggine
da secoli indica che se l' aria è secca il ferro non si corrode; ovviamente
la pianura Padana è un tantinello umida.

Non escludo che Patrizio possa aver ragione e che un campo elettrostatico
'in aria' possa proteggere il ferro in condizioni di bassissima corrosione;
ritengo però legittimo dubitare di qualche cosa che mi sembra strano ( come
per altro molte cose nuove che sento; probabilmente semplicemente sto
invecchiando), pronto a cambiare opinione. Augurandomi che questo non lo
offenda, mi piacerebbe approfondire l' argomento ed avere qualche conferma
'autorevole'.
Mauro
Patrizio
2003-10-02 01:53:49 UTC
Permalink
Il 30 Set 2003, 08:06, "mbaudino" <***@xxx.it> ha scritto:

Salve a tutti, chiedo umilmente scusa a Soviet e Mauro Baudino,
(oltre ai lettori), sono stato distolto dal NG, come ormai spesso
mi capita, per altri impegni urgenti; mi dispiace molto che di
solito nn riesco a prevederli in anticipo quando mi accingo a
scrivere qcs in un post. Vale ancora di piu' per Svante e Mauro
Prencipe :(( , nell'altro thread, spero vivam. di poter ripren-
dere quella interessante discussione).

Provo qui a rispondere ai 2 post di Mauro Baudino e, di rimando,
a Soviet. Premetto che nn sono affatto esperto, mi appoggio a
quello che mi sembra di ricordare di quell'articolo e su conside-
razioni personali e, un po', sul risultato di quell'esperimento
casalingo di cui dicevo a Soviet, che, peraltro, sembra riuscito.
Post by Soviet_Mario
a (s)proposito della zincatura .....
mi è sembrato di capire, da tutto il discorso, che lo zinco in aria e in
1) come "vernice" (resistente meccanicamente e auto passivante) in aria
Si', se nn si fessura, e' come se il Fe fosse impermeabilizzato,
se Zn si passiva. Penso pero' che la passivaz. di Zn nn sia 100%.
Post by Soviet_Mario
2) come anodo sacrificale in acqua
Il meccanismo è uguale. Per proteggere il ferro, uno zinco deve corrodersi
(oltre che passivarsi ecc. ma questo è altra storia); per corrodersi deve
passare corrente di corrosione, per passare corrente (tanta o poca) deve
esserci un elettrolita. In aria si ha il meccanismo perchè zinco e ferro
(zincato) sono a contatto ovunque (100% della superficie) . In acqua invece
dove la conducibilità è botevole gli 'zinchi' ( o Mg) si mettono
opportunamente in pochi punti dello scafo o della struttura da proteggere.
Post by Soviet_Mario
In effetti non avevo mai riflettuto sull'azione della zincatura in aria
secca e senza condensa (anche perché in quelle condizioni il ferro non
patisce poi molto) .... in presenza di pioggia o condensa, potrebbero
istaurarsi entrambi i meccanismi, forse.
La colonna di ferro in india (non mi ricordo dove) che stà lì senza ruggine
da secoli indica che se l' aria è secca il ferro non si corrode; ovviamente
la pianura Padana è un tantinello umida.
Non escludo che Patrizio possa aver ragione e che un campo elettrostatico
'in aria' possa proteggere il ferro in condizioni di bassissima corrosione;
ritengo però legittimo dubitare di qualche cosa che mi sembra strano ( come
Ci mancherebbe!
per altro molte cose nuove che sento; probabilmente semplicemente sto
Lascia stare, non e' il caso :))
io ho fatto quell'ipotesi in base a vecchi ricordi, raccordati da
un ragionamento un po' terra terra.
invecchiando), pronto a cambiare opinione. Augurandomi che questo non lo
offenda, mi piacerebbe approfondire l' argomento ed avere qualche conferma
'autorevole'.
Una persona come te, nn credo riuscira' mai ad offendermi :))
Avendo cambiato diverse volte domicilii e residenze, nn riesco
(almeno per ora) a ritrovare quell'articolo; sottoscrivo in pieno
il seguito.

Mauro, quello che hai scritto qui e nell'altro post contiene buon
senso, saggezza e (last but not least) consistenza.
Come dici, se non c'e' corrente, la prot. catodica nn funziona.
Tale prot. e' basata sul lievissimo eccesso di carica (-) del
conduttore da proteggere; se l'altro conduttore (sacrificale) (+)
non riesce a disfarsi di suoi ioni positivi in superficie,
perche' nn gli arrivano (a suff.) ioni (-) dell'ossidante
"aggressore", allora nn potra' restituire elettroni al pezzo (-)
e il meccanismo di prot. cat. finisce sul nascere. Se vogliamo
che cio' nn accada, occorre che tutti gli ioni OX.^n- raggiungano
il pezzo (+), "estraggano" uno ione M^n+, lasciando n el. su di
esso che possono andare dall'altra parte a colmare la lacuna for-
mata sul pezzo (-) per sottrazione di n el. per formare OX.^n-.
Quindi e' molto importante evitare l'intrusione di OX. neutro e,
come suggerivi, un modo potrebbe essere di far stare i 2 pezzi a
strettissimo contatto, il che, giustamente, e' impraticabile.
Per tentare di razionalizzare il fatto che quell'esperim. "sembra"
riuscito, mi viene in mente qst (da considerare come buttato li'
ad hoc). Se la d.d.p. e' notevole (come in quel caso) la specie
OX. neutra sara' "inibita" a reagire direttam. col pezzo (+), men-
tre, in vicinanza del pezzo (-) si limiterebbe a prendersi gli el.
che gli servono; il fatto che la tensione sia elevata favorisce
un pressoche' completo trasferim. di qst'ultima (ora negativa)
al pezzo (+), per attr. elettrostatica, chiudendo cosi' il ciclo.
Non so: anch'io auspicherei un intervento piu' autorevole.
Altra cosa sulla passivazione; se il metallo che funge da anodo
sacrificale si passiva, IMHO, nn protegge piu', proprio perche'
quando gli si avvicina OX.^n-, c'e' un impedimento, dovuto alla guaina di
passivazione, alla formaz. superficiale di M(OX.).
Sulla disuniformita' del potenziale, beh, direi che l'obiezione
e' fondata. Osservo solo che il tipo di conduzione assomiglia di
piu' a quello dei gas (eventualmente rarefatti) che a quello in un
resistore, anche perche' nell'aria di ioni ce ne sono (anche se
molto pochi); vorrei dire che forse si puo' instaurare un mecca-
nismo di conduzione nn solo ohmico (trasf. di carica ione-moleco-
la, qst per le specie O2^- O2 mi pare che sia efficiente). Poi, e'
giusto che la caduta ohmica sia molto elevata per l'alta resisten-
za che citi, tuttavia mi viene in mente che essendo in "serie" (e
nn derivi da un partitore di tensione), azzarderei che l'effetto
principale sia solo un rallentamento del processo; pensiamo a una
pila (Daniell, per es.): se chiudiamo il circuito esterno su una
R di 100 ohm o di un Mohm, agli elettrodi i processi avvengono,
senza cambiare natura, nel secondo caso rallentati di un fattore
ca. 10^4. Lo stesso discorso si puo' fare per la ricarica di un
accumulatore, mettendo in serie diverse resistenze.
Ovviamente, tutte le smentite del caso sono benvenute.
Mauro
Ciao
Patrizio

--------------------------------
Inviato via http://usenet.libero.it
mbaudino
2003-10-02 05:51:28 UTC
Permalink
"Patrizio" <patrizio.pan-***@libero.it> ha scritto

Discorso interessante il tuo.

Negli esempi vedo però una differenza:
1)
Post by Patrizio
la, qst per le specie O2^- O2 mi pare che sia efficiente). Poi, e'
giusto che la caduta ohmica sia molto elevata per l'alta resisten-
za che citi, tuttavia mi viene in mente che essendo in "serie" (e
nn derivi da un partitore di tensione), azzarderei che l'effetto
principale sia solo un rallentamento del processo; pensiamo a una
pila (Daniell, per es.): se chiudiamo il circuito esterno su una
R di 100 ohm o di un Mohm, agli elettrodi i processi avvengono,
senza cambiare natura, nel secondo caso rallentati di un fattore
ca. 10^4.
E su questo concordo. I due elettrodi della pila sono in condizioni di
equilibrio. Se metto una resistenza infinita o quasi (tipo voltmetro ad alta
impedenza, 100M o 1Gohm) continuano a rimanerci, la corrente sarà qualche
nanoamper. Piccola ma esiste. Variando il carico varia la corrente ( tenendo
conto delle resistenze interne)

2)
Lo stesso discorso si puo' fare per la ricarica di un
Post by Patrizio
accumulatore, mettendo in serie diverse resistenze.
Su questo non concordo. Se le varie cadute di tensione non fanno sì che la
ddp applicata dall' esterno ai capi dell' accumulatore sia superiore a
quella degli elettrodi, non solo non avrai carica dell' accumulatore, ma
questo si scaricherà ulteriormente sulle resistenze esterne (nodi di K.)

Nel caso in cui la resistenza sia un gas anidro a P atmosferica, con ddp al
di sotto della tensione di scarica ( per evitare generatori Tesla) non so se
la corrente sia proprio zero ( R=oo) o qualche centesimo di pico amper ( su
tutta la superficie della stufa, è quindi valori bassissimi al cm2)
Nel secondo caso (che ritengo il piu' probabile anche per la presenza di
umidità nell' aria), le cadute sono tali che all' interfaccia della stufa
avrai qualche millesimo di volt di ddp. Che sarebbe meglio di nulla se il
meccanismo di corrosione fosse uniformemente distribuito sulla superficie
della stufa.
In realtà la cella di corrosione è locale, puntiforme (aerazione
differenziale): localmente le correnti di corrosione sono forti ( ovviamente
per unità di superficie) ed è quì che dubito dell' efficacia della
protezione.
Però non escludo nulla
Ciao
Mauro
Patrizio
2003-10-03 06:16:36 UTC
Permalink
Ciao Mauro,
Post by mbaudino
Discorso interessante il tuo.
lo spero, ma mica sono sicuro che renda conto razionalmente di
tutto quello che ho detto: anche per me e' un po' un enigma che
ho cercato di razionalizzare per far quadrare i conti :))
Post by mbaudino
1)
(.....)
Post by mbaudino
E su questo concordo. I due elettrodi della pila sono in condizioni di
equilibrio. Se metto una resistenza infinita o quasi (tipo voltmetro ad alta
impedenza, 100M o 1Gohm) continuano a rimanerci, la corrente sarà qualche
nanoamper. Piccola ma esiste. Variando il carico varia la corrente ( tenendo
conto delle resistenze interne)
OK, il tuo discorso non fa una piega e mi ci ritrovo in pieno.
Post by mbaudino
2)
Lo stesso discorso si puo' fare per la ricarica di un
Post by Patrizio
accumulatore, mettendo in serie diverse resistenze.
Qui, ammetto che l'espressione che ho usato non e' delle piu'
chiare: potrei aver suggerito interpretazioni diverse da quella
che avevo in mente (e nn escludo che qst'ultima sia in errore).
Post by mbaudino
Su questo non concordo. Se le varie cadute di tensione non fanno sì che la
ddp applicata dall' esterno ai capi dell' accumulatore sia superiore a
quella degli elettrodi, non solo non avrai carica dell' accumulatore, ma
questo si scaricherà ulteriormente sulle resistenze esterne (nodi di K.)
Io pensavo a uno schema piu' semplice di quello che mi pare di ca-
pire dalla descrizione che fai qui sopra (i nodi di K. fanno pen-
sare a piu' di una maglia, e allora potrebbe essere come dici).
Qui sotto tento un'esemplificazione (spero migliore) di quello che
avevo in mente (scusami, dovro' usare concetti che gia' sai).
L'accumulatore e' una pila reversibile, dunque i circuiti equiva-
lenti sono gli stessi, nel caso di funzionam. a regime normale, e
consistono di un gen. ideale Va con res. int. Ra (accumulatore) e
gen. id. Vb con res. int. Rb (pila, Vb > Va). Se ora uniamo i poli
negativi (per es.) con un conduttore e interponiamo tra quelli
positivi una Rx variabile, abbiamo una sola maglia. Supponiamo
pure che il minimo val. che puo'assumere Rx sia > di Ra+Rb. Sia
Ra+Rb+Rx = Ry. Il verso (positivo) della corrente sara' quello
uscente da Vb e entrante in Va e il valore sara' I = (Vb-Va)/Ry.
Se Rx cresce, la I, cmq, rimarra' positiva, anche se assumesse
valori tendenti a 0 (facendo crescere Rx a inf.).
Post by mbaudino
Nel caso in cui la resistenza sia un gas anidro a P atmosferica, con ddp al
di sotto della tensione di scarica ( per evitare generatori Tesla) non so se
Scusami, se hai tempo e voglia, mi puoi dare un'idea di qst gene-
ratori di Tesla ? (mai sentito, confesso :( )
Post by mbaudino
la corrente sia proprio zero ( R=oo) o qualche centesimo di pico amper ( su
tutta la superficie della stufa, è quindi valori bassissimi al cm2)
Nel secondo caso (che ritengo il piu' probabile anche per la presenza di
umidità nell' aria), le cadute sono tali che all' interfaccia della stufa
avrai qualche millesimo di volt di ddp. Che sarebbe meglio di nulla se il
meccanismo di corrosione fosse uniformemente distribuito sulla superficie
della stufa.
In realtà la cella di corrosione è locale, puntiforme (aerazione
differenziale): localmente le correnti di corrosione sono forti ( ovviamente
per unità di superficie) ed è quì che dubito dell' efficacia della
protezione.
Però non escludo nulla
Non posso che ripetere che qst che dici e' molto sensato e logico.
Forse una differenza ci potrebbe essere se il proc. di corr. e'
gia' iniziato o no, quando si applica qst ipotetico metodo di
protezione: se e' gia' iniziato, credo davvero che ci siano poche
possibilita' (di nn peggiorare); nell'altro caso, anch'io resto
dubbioso.
Post by mbaudino
Ciao
Mauro
Ciao
Patrizio

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Inviato via http://usenet.libero.it
mbaudino
2003-10-03 07:43:18 UTC
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--
Post by Patrizio
Io pensavo a uno schema piu' semplice di quello che mi pare di ca-
[cut]
valori tendenti a 0 (facendo crescere Rx a inf.).
Mi riferivo alla situazione di ricarica dell' accumulatore, l' esempio che
tu avevi fatto. Anche considerando generatori ideali, non puoi ricaricare se
la tensione che applichi ai morsetti dell' accumulatore sotto carica sia
inferiore a quella dell' accumulatore stesso. L' alimentatore che carica,
poi deve avere una tensione almeno pari a quella dell' accumulatore sotto
carica, aumentata delle cadute di tensione sulle resistenze del circuito di
connessione. Virtualmente, se questa resistenza è infinita, la tensione del
generatore deve essere infinita .
Post by Patrizio
Scusami, se hai tempo e voglia, mi puoi dare un'idea di qst gene-
ratori di Tesla ? (mai sentito, confesso :( )
I generatori Tesla ( dl nome del fisico Tesla) sono macchine in grado di
produrre tensioni dell' ordine dei 100 Kv- variMvolt, e quindi scariche
elettriche spettacolari.Sono anche usati per testare la rigidità dielettrica
dei materiali. In piccolo, si tratta del sistema spinterogeno-bobina dei
motori pre -accensione elettronica.
Adesso si fanno con alimentatori EHT in maniera molto semplice
(moltiplicatori di tensioni a diodi e cose simili). Esiste una schiera di
appassionati, anche italiani, che realizzano effetti spettacolari (spesso
rischioselli), molte realizzazione sonovisibili anche nel Web. Non ho link
sottomano.
Ciao
Mauro
Patrizio
2003-10-03 08:22:15 UTC
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Ciao di nuovo, Mauro
Post by mbaudino
Post by Patrizio
Io pensavo a uno schema piu' semplice di quello che mi pare di ca-
[cut]
valori tendenti a 0 (facendo crescere Rx a inf.).
Mi riferivo alla situazione di ricarica dell' accumulatore, l' esempio che
tu avevi fatto. Anche considerando generatori ideali, non puoi ricaricare se
la tensione che applichi ai morsetti dell' accumulatore sotto carica sia
inferiore a quella dell' accumulatore stesso. L' alimentatore che carica,
poi deve avere una tensione almeno pari a quella dell' accumulatore sotto
Avevo detto Vb > Va, avevo sottinteso che questo fosse valido
anche per l'accumulatore carico; avrei dovuto dire: Vb > Va (max).
Post by mbaudino
carica, aumentata delle cadute di tensione sulle resistenze del circuito di
connessione. Virtualmente, se questa resistenza è infinita, la tensione del
generatore deve essere infinita .
Questo e' vero, ma se metti una R grande, ma finita, ammesso
Vb > Va (max), la ricarica procede: e' un caso in cui c'e'
discontinuita' fisica tra il considerare una R finita (anche se
grande quanto vuoi) e R infinita: prima, una I (piccola quanto
vuoi) c'e'; dopo (R inf.), I e' nulla per definizione.
Post by mbaudino
Post by Patrizio
Scusami, se hai tempo e voglia, mi puoi dare un'idea di qst gene-
ratori di Tesla ? (mai sentito, confesso :( )
I generatori Tesla ( dl nome del fisico Tesla) sono macchine in grado di
produrre tensioni dell' ordine dei 100 Kv- variMvolt, e quindi scariche
elettriche spettacolari.Sono anche usati per testare la rigidità dielettrica
dei materiali. In piccolo, si tratta del sistema spinterogeno-bobina dei
motori pre -accensione elettronica.
Adesso si fanno con alimentatori EHT in maniera molto semplice
(moltiplicatori di tensioni a diodi e cose simili). Esiste una schiera di
appassionati, anche italiani, che realizzano effetti spettacolari (spesso
rischioselli), molte realizzazione sonovisibili anche nel Web. Non ho link
sottomano.
Chiarissimo! Ma sei una miniera, grazie tanto sinceramente
Post by mbaudino
Ciao
Mauro
Ciao
Patrizio


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Inviato via http://usenet.libero.it
mbaudino
2003-10-03 09:00:54 UTC
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Post by Patrizio
Questo e' vero, ma se metti una R grande, ma finita, ammesso
Vb > Va (max), la ricarica procede: e' un caso in cui c'e'
discontinuita' fisica tra il considerare una R finita (anche se
grande quanto vuoi) e R infinita: prima, una I (piccola quanto
vuoi) c'e'; dopo (R inf.), I e' nulla per definizione.
Certo. Quello che volevo dire è che se hai una resistenza enorme (aria ) in
serie ad una resistenza piccola (resistenza di corrosione, si chiama proprio
così) la tensione che applichi si ripartisce in maniera inversamente
proporzionale ai valori delle resistenze. Per arrivare ad applicare ai capi
della 'cella' di corrosione una tensione che sia superiore (e deve essere
superiore) alla ddp della cella, devi avere o tensione dell' alimentatore
molto alta o resistenza dell' aria bassa ( con tutte le situazioni
intermedie possibili). E' una situazione non controllabile e immagino
difficilmente realizzabile, ma non impossibile da farsi; però bisogna fare
in modo che la ddp applicata attraverso l' aria alla cella di corrosione
sia almeno confrontabile ( per ridurre) o pari ( per azzerare) al potenziale
di corrosione ( e che questa condizioni si verifichi su tutta la superficie)
ammetterai che realizzare questo è difficilotto. Nella pratica penso che
pochi centesimi di picoamper distribuiti su tutta la superficie metallica
siano del tutto insignificanti rispetto alle correnti di corrosione.
Il tutto imho.
Ciao
Mauro
Soviet_Mario
2003-10-03 13:01:07 UTC
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Post by mbaudino
Post by Patrizio
Questo e' vero, ma se metti una R grande, ma finita, ammesso
Vb > Va (max), la ricarica procede: e' un caso in cui c'e'
discontinuita' fisica tra il considerare una R finita (anche se
grande quanto vuoi) e R infinita: prima, una I (piccola quanto
vuoi) c'e'; dopo (R inf.), I e' nulla per definizione.
Certo. Quello che volevo dire è che se hai una resistenza enorme (aria ) in
serie ad una resistenza piccola (resistenza di corrosione, si chiama proprio
così) la tensione che applichi si ripartisce in maniera inversamente
proporzionale ai valori delle resistenze.
Ecco, con questa frase ho finalmente capito il problema delle protezione a
secco.
Meglio tardi che mai.
Ciao
Soviet
Post by mbaudino
Per arrivare ad applicare ai capi
della 'cella' di corrosione una tensione che sia superiore (e deve essere
superiore) alla ddp della cella, devi avere o tensione dell' alimentatore
molto alta o resistenza dell' aria bassa ( con tutte le situazioni
intermedie possibili). E' una situazione non controllabile e immagino
difficilmente realizzabile, ma non impossibile da farsi; però bisogna fare
in modo che la ddp applicata attraverso l' aria alla cella di corrosione
sia almeno confrontabile ( per ridurre) o pari ( per azzerare) al potenziale
di corrosione ( e che questa condizioni si verifichi su tutta la superficie)
ammetterai che realizzare questo è difficilotto. Nella pratica penso che
pochi centesimi di picoamper distribuiti su tutta la superficie metallica
siano del tutto insignificanti rispetto alle correnti di corrosione.
Il tutto imho.
Ciao
Mauro
mbaudino
2003-10-03 17:17:59 UTC
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Post by mbaudino
così) la tensione che applichi si ripartisce in maniera inversamente
proporzionale ai valori delle resistenze.
Probabilmente il senso si capiva (legge di ohm), ma ho scritto erroneamente
il 'concetto'.
Se ho due resistenze in serie:
1 kohm ( R di corrosione, naturalmente è una semplificazione)
1 Gohm ( 50 cm di aria umida, anche se credo che i valori reali siano di
molto superiori)
la resistenza totale è 1.000.001.000 ohm
Applico 50 volt fra una piastra e la stufa; la corrente sarà:
0,00000004999995 amper, ovvero 49.99995 pA., dispersi su tuttla la parete
della stufa.
Dei miei 50 volt, ben 49,99995 v. sono persi nell' aria ( ovvero 'cadono'
ai capi della resistenza costituita dall' aria) e solo 50 microvolt sono ' a
disposizione' della protezione delle coppie galvaniche sulla superficie
metallica. Questa tensione IMHO non è in grado di modificare nulla nelle
differenze di potenziale fra zone anodiche e catodiche delle celle di
corrosione, quanto meno in modo avvertibile ( sempre supponendo che gli
'elettrodi' locali siano posizionati geometricamente in modo corretto)
Poichè il mio è solo un parere ed io conosco solo tecniche di protezione con
correnti impresse (protezione catodica) utilizzabili in acqua ( o altri
elettroliti), sul calcestruzzo e nei suoli, sarebbe interessante trovare l'
articolo citato che presentava la possibilità di protezione di oggetti
metallici in aria mediante campo elettrico.
Ciao
Mauro

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