Post by fabrizioPost by Soviet_MarioIl PET per contro è essenzialmente aromatico con gruppi
polari (è un poliestere appunto), e anche se non è
reticolato (e quindi difeso) ha una cristallinità molto più
alta degli elastomeri citati. PEr questo mi aspetterei una
vulnerabilità inversa ... che cmq non significa che questo
appunto avvenga realmente.
Sono tuo ammiratore, per la competenza che dimostri in tantissime risposte,
quindi con molto rispetto mi permetto di esprimere la seguente osservazione.
grazie della considerazione e anche del commento.
Non credo sia un problema se il discorso si amplii rispetto
alla domanda originaria, anzi forse è il bello delle
discussioni aperte.
Innanzi tutto, quanto dici è perfettamente giusto mentre
avevo scritto una cosa inesatta (anche in considerazione del
contesto cmq) ... ma a questo punto conviene abbandonare
approssimazioni troppo semplicistiche.
Post by fabrizioMolti polimeri devono le loro caratteristiche alla frazione di cristallinità
presente, ma, secondo regola generale, i polimeri cristallini sono
tipicamente polimeri poco trasparenti,
sono inoltre molto spesso anche più fragili (o quantomeno
hanno Tg alte che li rendono più fragili a pari condizioni).
Post by fabrizioil PP, il PE, e anche le poliammidi).
beh, sugli esempi che fai il PP (isotattico e sindiotattico)
mi sta molto bene, il PE dipende dal modello (HDPE e VHDPE
ma non i bassa e bassissima densità, tipo gli stick di colla
a fusione, che sono molto amorfi), le poliammidi tipo nylon
(così come i poliesteri tessili e tutte le fibre in generale
le metterei in coda, in un discorso tutto loro a parte).
Se invece intendevi le poliarammidi (tipo kevlar) allora ok
(non a caso è una situazione po' affine al PET con il
pattern del nucleo aromatico p-disostituito), anzi sono tra
le più cristalline in assoluto.
Tra gli amorfi ci metterei il plexyglass e il policarbonato,
tipicamente tra le più trasparenti (e anche il polistirene).
Post by fabrizioCiò è dovuto alla disomogeneità
della massa, in gran parte vetrosa e trasparente, ma con annegati numerosi
cristalliti che disperdono i raggi luminosi.
Al contrario, i polimeri con elevate caratteristiche ottiche di trasparenza
sono tipicamente quelli poco o punto cristallini, in cui la parte vetrosa
policarbonato, PET, PVC rigido).
perchè PVC rigido ? Quello duro, per grondaie e scarichi, è
meno amorfo del PVC da tubi per innaffiare (che è
trasparente ed elastomero)
Post by fabrizioQuindi, non ho dati sottomano, che controllerò domani, ma sarei orientato a
pesnare al PET, trasparente "come cristallo". come polimero pochissimo
cristallino (in senso di sistemazione sterica delle macromolecole).
dunque, il discorso fibre (ma ci rientra anche il PET) è uno
che amo molto.
Ora molto dipende da che definizione vogliamo dare di
cristallinità.
Questo termine nelle plastiche non è semplice e univoco come
in certi materiali inorganici realmente cristallini (che so,
fluorite, metalli etc), in cui l'ordine teorico è assoluto,
tant'è vero che quasi tutti i polimeri termoplastici hanno
transizioni vetrose oltre a un intervallo di fusione, tranne
forse il teflon (ma, penso, per il fatto di decomporre prima
che sia misurabile, e non, penso, perché intrinsecamente non
debba possedere transizione vetrosa, dato che pure quello
non è un cristallo perfetto).
Ora ti racconto una cosa banale da verificare (se non temi
id impuzzonirti un po' la cucina) : se fai fondere in una
scatoletta di tonno del PET, possibilmente senza incendiarlo
(basta soffiarci di tanto in tanto), il materiale opacizza e
cristallizza facilmente nel solidificare, diventa molto duro
e molto fragile, e questo è tipico di una tendenza
intrinseca a cristallizzare ben evidenziabile.
Nondimeno il PET delle bottiglie, in effetti si trova in uno
stato metastabile, "frozen", temprato dal genere di
lavorazione e raffreddamento che ha subito, che è di "STIRO"
(tramite gonfiaggio in uno stampo), ma la stessa cosa si
applica a i fogli (li uso per i capanni) che sono
solidificati a partire dal fuso sotto la trazione della
calandra, che parimenti realizza lo STIRO delle molecole,
facendole scorrere viscosamente quando ancora sono in stato
semifuso.
Ora la tecnica dello stiro, così come pure nelle fibre che
vengono tirate in bave e raffreddate subito, realizza quella
che io considero una sorta di cristallizzazione anisotropica
in una (o più) direzione preferenziale, senza però imporre
troppi vincoli sulle altre direzioni spaziali non sollecitate.
Molte catene, nelle fibre lineari termoplastiche, assumono
un certo ordine medio con le catene orientate nelle
direzioni degli sforzi applicati (raggiungendo moduli
superiori in quelle direzioni, come voluto), ma le parti
disordinate, che sempre persistono, mantengono un certo
disordine in tutte le altre direzioni spaziali diciamo.
Quindi è vero che non si può parlare di cristalli, ma c'è un
certo ordine preferenziale lungo uno o più assi, ma non un
ordine assoluto.
Evidentemente questo grado di disordine è sufficiente a non
avere veri e propri piani cristallini o microstrutture
locali ordinate (come le sferuliti) che diffondano la luce.
Però lo stato ha comunque un certo ordine imposto dall'esterno.
Per quanto riguarda la solubilizzazione, non sono sicuro di
quale parametro debba essere considerato :
SE sia importante l'ordine effettivo attuale (che include
ogni effetto delle lavorazioni oltre alla natura del
materiale e l'MWD) o SE sia importante la potenziale
tendenza a cristallizzare, magari latente perché bloccata a
temperature molto inferiori al rammollimento, come avviene
nel PET delle bottiglie che è congelato in stato di stiro
(altra verifica è metterla con poca acqua nel microonde sino
a vaporizzarla : la bottiglia si contrae ed ispessisce. Se
non fonde però non cristallizza proprio, ma si rilassa
soltanto).
Diciamo che è vero quindi, anche se con qualche differenza,
che il PET estruso e stampato non è cristallino in atto nel
senso comune del termine, ma che tale plastica ha una
propria tendenza a cristallizzare abbastanza facilmente (non
so sino a che percentuali, ma l'infragilimento è indice di
ciò, della creazione di strutture cristalline a grana
locale, magari globulari o in scagliette o clusters di
scagliette, laddove le catene prima erano ordinate solo in
un senso ma a più grande scala).
Cosa conti di più non so dirlo (forse entrambe ... ad es, se
un solvente, localmente, causa swelling, magari potrebbe
favorire localmente un riassestamento delle catene fungendo
da lubrificante in situ, con ciò permettendo una parziale
cristallizzazione in superficie ... col che in definitiva
non riuscirebbe a sciogliere bene, ma solo a ricristallizzare).
ciao
Soviet_Mario