Discussione:
gasolio e polietilene tereftalato
(troppo vecchio per rispondere)
Sandro
2009-01-27 12:11:18 UTC
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ciao a tutti,

Qualcuno mi sa dire se il gasolio scioglie il polietilene
tereftalato ?
e la benzina ?

In altre parole... se metto gasolio e/o benzina in una bottiglia di
quelle
per l'acqua marchiate PET... rischio di sciogliere la bottiglia e
rovinare il gasiolio e/o la benzina (oltre che a versarlo
pericolosamente) ?

ciao
Sandro
Soviet_Mario
2009-01-27 14:17:42 UTC
Permalink
Post by Sandro
ciao a tutti,
Qualcuno mi sa dire se il gasolio scioglie il polietilene
tereftalato ?
e la benzina ?
In altre parole... se metto gasolio e/o benzina in una bottiglia di
quelle
per l'acqua marchiate PET... rischio di sciogliere la bottiglia e
rovinare il gasiolio e/o la benzina (oltre che a versarlo
pericolosamente) ?
ho due bottigliette da mezzo litro piene di miscela per
motorino (benzina verde, olio castrol 3 %) piene da circa
tre anni, al buio -> non è accaduto nulla di visibile (sono
di PET).

Sul gasolio penserei grossomodo lo stesso (sebbene forse la
maggiore quota di aromatici alteri un po' il potere
solvente, nel caso specifico migliorandolo) anche se non ho
fatto alcuna prova pratica, per cui questo parere prendilo
con cautela.

Il PET è un osso molto duro da sciogliere, in effetti
ciai
Soviet
Post by Sandro
ciao
Sandro
Sandro
2009-01-27 14:29:34 UTC
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Post by Soviet_Mario
...
ho due bottigliette da mezzo litro piene di miscela per
motorino (benzina verde, olio castrol 3 %) piene da circa
tre anni, al buio -> non è accaduto nulla di visibile (sono
di PET).
Sul gasolio penserei grossomodo lo stesso (sebbene forse la
maggiore quota di aromatici alteri un po' il potere
solvente, nel caso specifico migliorandolo) anche se non ho
fatto alcuna prova pratica, per cui questo parere prendilo
con cautela.
Il PET è un osso molto duro da sciogliere, in effetti
...
Soviet,

da ignorante di chimica mi sarei aspettato il contrario ;-)

Se farò qualche prova con il gasolio ti saprò dire...
Grazie mille della risposta!

ciao
Sandro
Sandro
2009-01-27 17:15:15 UTC
Permalink
...
da ignorante di chimica...
...
Se farò qualche...
...
ignorante anche con congiuntivi... ;-)

ad ogni modo grazie ancora

ciao
Sandro
Soviet_Mario
2009-01-27 19:49:24 UTC
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Post by Sandro
Post by Soviet_Mario
...
ho due bottigliette da mezzo litro piene di miscela per
motorino (benzina verde, olio castrol 3 %) piene da circa
tre anni, al buio -> non è accaduto nulla di visibile (sono
di PET).
Sul gasolio penserei grossomodo lo stesso (sebbene forse la
maggiore quota di aromatici alteri un po' il potere
solvente, nel caso specifico migliorandolo) anche se non ho
fatto alcuna prova pratica, per cui questo parere prendilo
con cautela.
Il PET è un osso molto duro da sciogliere, in effetti
...
Soviet,
da ignorante di chimica mi sarei aspettato il contrario ;-)
perchè (penso) uno ha sempre in mente la gomma dei tubi e
simili accessori, che più spesso che non sono elastomeri
alifatici o al massimo misti con parte aromatica non
preponderante (tipo la SBR). La cattiva fama della benzina
(ed additivi antichi) è stata guadagnata in parte con le
gomme vecchie, simil naturali (tipo la stirene-butadiene e
la stirene-butadiene-acrilonitrle, o le gomme recenti PE-PP
amorfo o le cloropreniche). In tutti i casi anche la
cristallinità è, ovviamente, bassa, e la vulcanizzazione
bassa pure essa.
Il PET per contro è essenzialmente aromatico con gruppi
polari (è un poliestere appunto), e anche se non è
reticolato (e quindi difeso) ha una cristallinità molto più
alta degli elastomeri citati. PEr questo mi aspetterei una
vulnerabilità inversa ... che cmq non significa che questo
appunto avvenga realmente.
Magari non ci terrei il toluene o lo xilene o il diluente
nitro (che ha entrambi e in più etile acetato e altro).
Quando vernicio, se mi ricordo (SE !) faccio una prova con
il nitro e la ragia
ciao
Soviet
Post by Sandro
Se farò qualche prova con il gasolio ti saprò dire...
Grazie mille della risposta!
ciao
Sandro
fabrizio
2009-01-27 21:51:10 UTC
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Post by Soviet_Mario
Il PET per contro è essenzialmente aromatico con gruppi
polari (è un poliestere appunto), e anche se non è
reticolato (e quindi difeso) ha una cristallinità molto più
alta degli elastomeri citati. PEr questo mi aspetterei una
vulnerabilità inversa ... che cmq non significa che questo
appunto avvenga realmente.
Sono tuo ammiratore, per la competenza che dimostri in tantissime risposte,
quindi con molto rispetto mi permetto di esprimere la seguente osservazione.

Molti polimeri devono le loro caratteristiche alla frazione di cristallinità
presente, ma, secondo regola generale, i polimeri cristallini sono
tipicamente polimeri poco trasparenti, o addirittura opachi (tipici esempi:
il PP, il PE, e anche le poliammidi). Ciò è dovuto alla disomogeneità
della massa, in gran parte vetrosa e trasparente, ma con annegati numerosi
cristalliti che disperdono i raggi luminosi.
Al contrario, i polimeri con elevate caratteristiche ottiche di trasparenza
sono tipicamente quelli poco o punto cristallini, in cui la parte vetrosa
preponderante non presenta disomogeneità stericamente orientate (esempi:
policarbonato, PET, PVC rigido).
Quindi, non ho dati sottomano, che controllerò domani, ma sarei orientato a
pesnare al PET, trasparente "come cristallo". come polimero pochissimo
cristallino (in senso di sistemazione sterica delle macromolecole).

Fabrizio
Soviet_Mario
2009-01-27 23:00:12 UTC
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Post by fabrizio
Post by Soviet_Mario
Il PET per contro è essenzialmente aromatico con gruppi
polari (è un poliestere appunto), e anche se non è
reticolato (e quindi difeso) ha una cristallinità molto più
alta degli elastomeri citati. PEr questo mi aspetterei una
vulnerabilità inversa ... che cmq non significa che questo
appunto avvenga realmente.
Sono tuo ammiratore, per la competenza che dimostri in tantissime risposte,
quindi con molto rispetto mi permetto di esprimere la seguente osservazione.
grazie della considerazione e anche del commento.
Non credo sia un problema se il discorso si amplii rispetto
alla domanda originaria, anzi forse è il bello delle
discussioni aperte.

Innanzi tutto, quanto dici è perfettamente giusto mentre
avevo scritto una cosa inesatta (anche in considerazione del
contesto cmq) ... ma a questo punto conviene abbandonare
approssimazioni troppo semplicistiche.
Post by fabrizio
Molti polimeri devono le loro caratteristiche alla frazione di cristallinità
presente, ma, secondo regola generale, i polimeri cristallini sono
tipicamente polimeri poco trasparenti,
sono inoltre molto spesso anche più fragili (o quantomeno
hanno Tg alte che li rendono più fragili a pari condizioni).
Post by fabrizio
il PP, il PE, e anche le poliammidi).
beh, sugli esempi che fai il PP (isotattico e sindiotattico)
mi sta molto bene, il PE dipende dal modello (HDPE e VHDPE
ma non i bassa e bassissima densità, tipo gli stick di colla
a fusione, che sono molto amorfi), le poliammidi tipo nylon
(così come i poliesteri tessili e tutte le fibre in generale
le metterei in coda, in un discorso tutto loro a parte).
Se invece intendevi le poliarammidi (tipo kevlar) allora ok
(non a caso è una situazione po' affine al PET con il
pattern del nucleo aromatico p-disostituito), anzi sono tra
le più cristalline in assoluto.

Tra gli amorfi ci metterei il plexyglass e il policarbonato,
tipicamente tra le più trasparenti (e anche il polistirene).
Post by fabrizio
Ciò è dovuto alla disomogeneità
della massa, in gran parte vetrosa e trasparente, ma con annegati numerosi
cristalliti che disperdono i raggi luminosi.
Al contrario, i polimeri con elevate caratteristiche ottiche di trasparenza
sono tipicamente quelli poco o punto cristallini, in cui la parte vetrosa
policarbonato, PET, PVC rigido).
perchè PVC rigido ? Quello duro, per grondaie e scarichi, è
meno amorfo del PVC da tubi per innaffiare (che è
trasparente ed elastomero)
Post by fabrizio
Quindi, non ho dati sottomano, che controllerò domani, ma sarei orientato a
pesnare al PET, trasparente "come cristallo". come polimero pochissimo
cristallino (in senso di sistemazione sterica delle macromolecole).
dunque, il discorso fibre (ma ci rientra anche il PET) è uno
che amo molto.
Ora molto dipende da che definizione vogliamo dare di
cristallinità.
Questo termine nelle plastiche non è semplice e univoco come
in certi materiali inorganici realmente cristallini (che so,
fluorite, metalli etc), in cui l'ordine teorico è assoluto,
tant'è vero che quasi tutti i polimeri termoplastici hanno
transizioni vetrose oltre a un intervallo di fusione, tranne
forse il teflon (ma, penso, per il fatto di decomporre prima
che sia misurabile, e non, penso, perché intrinsecamente non
debba possedere transizione vetrosa, dato che pure quello
non è un cristallo perfetto).

Ora ti racconto una cosa banale da verificare (se non temi
id impuzzonirti un po' la cucina) : se fai fondere in una
scatoletta di tonno del PET, possibilmente senza incendiarlo
(basta soffiarci di tanto in tanto), il materiale opacizza e
cristallizza facilmente nel solidificare, diventa molto duro
e molto fragile, e questo è tipico di una tendenza
intrinseca a cristallizzare ben evidenziabile.

Nondimeno il PET delle bottiglie, in effetti si trova in uno
stato metastabile, "frozen", temprato dal genere di
lavorazione e raffreddamento che ha subito, che è di "STIRO"
(tramite gonfiaggio in uno stampo), ma la stessa cosa si
applica a i fogli (li uso per i capanni) che sono
solidificati a partire dal fuso sotto la trazione della
calandra, che parimenti realizza lo STIRO delle molecole,
facendole scorrere viscosamente quando ancora sono in stato
semifuso.
Ora la tecnica dello stiro, così come pure nelle fibre che
vengono tirate in bave e raffreddate subito, realizza quella
che io considero una sorta di cristallizzazione anisotropica
in una (o più) direzione preferenziale, senza però imporre
troppi vincoli sulle altre direzioni spaziali non sollecitate.
Molte catene, nelle fibre lineari termoplastiche, assumono
un certo ordine medio con le catene orientate nelle
direzioni degli sforzi applicati (raggiungendo moduli
superiori in quelle direzioni, come voluto), ma le parti
disordinate, che sempre persistono, mantengono un certo
disordine in tutte le altre direzioni spaziali diciamo.
Quindi è vero che non si può parlare di cristalli, ma c'è un
certo ordine preferenziale lungo uno o più assi, ma non un
ordine assoluto.
Evidentemente questo grado di disordine è sufficiente a non
avere veri e propri piani cristallini o microstrutture
locali ordinate (come le sferuliti) che diffondano la luce.
Però lo stato ha comunque un certo ordine imposto dall'esterno.

Per quanto riguarda la solubilizzazione, non sono sicuro di
quale parametro debba essere considerato :
SE sia importante l'ordine effettivo attuale (che include
ogni effetto delle lavorazioni oltre alla natura del
materiale e l'MWD) o SE sia importante la potenziale
tendenza a cristallizzare, magari latente perché bloccata a
temperature molto inferiori al rammollimento, come avviene
nel PET delle bottiglie che è congelato in stato di stiro
(altra verifica è metterla con poca acqua nel microonde sino
a vaporizzarla : la bottiglia si contrae ed ispessisce. Se
non fonde però non cristallizza proprio, ma si rilassa
soltanto).

Diciamo che è vero quindi, anche se con qualche differenza,
che il PET estruso e stampato non è cristallino in atto nel
senso comune del termine, ma che tale plastica ha una
propria tendenza a cristallizzare abbastanza facilmente (non
so sino a che percentuali, ma l'infragilimento è indice di
ciò, della creazione di strutture cristalline a grana
locale, magari globulari o in scagliette o clusters di
scagliette, laddove le catene prima erano ordinate solo in
un senso ma a più grande scala).
Cosa conti di più non so dirlo (forse entrambe ... ad es, se
un solvente, localmente, causa swelling, magari potrebbe
favorire localmente un riassestamento delle catene fungendo
da lubrificante in situ, con ciò permettendo una parziale
cristallizzazione in superficie ... col che in definitiva
non riuscirebbe a sciogliere bene, ma solo a ricristallizzare).

ciao
Soviet_Mario
Post by fabrizio
Fabrizio
fabrizio
2009-01-27 23:33:47 UTC
Permalink
Soviet_Mario wrote:

Grazie per la risposta.
Post by Soviet_Mario
sono inoltre molto spesso anche più fragili (o quantomeno
hanno Tg alte che li rendono più fragili a pari condizioni).
Verissimo.


... le poliammidi tipo nylon
Post by Soviet_Mario
(così come i poliesteri tessili e tutte le fibre in generale
le metterei in coda, in un discorso tutto loro a parte).
Se invece intendevi le poliarammidi (tipo kevlar) allora ok
(non a caso è una situazione po' affine al PET con il
pattern del nucleo aromatico p-disostituito), anzi sono tra
le più cristalline in assoluto.
Ma anche su questo concordo perfettamente (infatti, non conosco PA molto
trasparenti,,,
Post by Soviet_Mario
Tra gli amorfi ci metterei il plexyglass e il policarbonato,
tipicamente tra le più trasparenti (e anche il polistirene).
OK.
Post by Soviet_Mario
perchè PVC rigido ? Quello duro, per grondaie e scarichi, è
meno amorfo del PVC da tubi per innaffiare (che è
trasparente ed elastomero)
In realtà, i plastificanti "lavorano" nella matrice vetrosa. Anzi, se ben
ricordo lavori letti moooolti anni or sono, è proprio ad una piccola
frazione ancora cristallina (quasi una mini reticolazione fisica
reversibile) che si deve la resistenza meccanica che il PVC plastificato
ancora manifesta e la sua (veramente piccola) elasticità.

Per quanto riguarda il rigido, grazie alla sua struttura prevalentemente
vetrosa, è stato utilizzato in passato per bottiglie trasparenti (acqua
minerale) e lo è ancora per flaconi (sempre trasparenti).
L eformulazioni da tubo, da profilo finestra, o da grondaia sono sempre
opache per le cariche minerali e/o le stabilizzaizoi utilizzate, sia per
motivi di economia formulativa, che per aumentare la stabilità dimensionale
e alla luce.
Post by Soviet_Mario
dunque, il discorso fibre (ma ci rientra anche il PET) è uno
che amo molto.
Sulle fibre non ho mai lavorato e ne so francamente poco.
Post by Soviet_Mario
Ora molto dipende da che definizione vogliamo dare di
cristallinità.
Questo termine nelle plastiche non è semplice e univoco come
in certi materiali inorganici realmente cristallini (che so,
fluorite, metalli etc), in cui l'ordine teorico è assoluto,
tant'è vero che quasi tutti i polimeri termoplastici hanno
transizioni vetrose oltre a un intervallo di fusione, tranne
forse il teflon (ma, penso, per il fatto di decomporre prima
che sia misurabile, e non, penso, perché intrinsecamente non
debba possedere transizione vetrosa, dato che pure quello
non è un cristallo perfetto).
E' vero, cristallinità è un argomento sempre complesso, e ancor più nei
polimeri. Ad ogni modo, sia con tecniche DSC e DMA, che con studi
difratotmetrici, è dimostrato che ci si trova ad affrontare qualcosa di più
definito che un certo ordine preferenziale a corto-medio raggio, tipico
degli stiri. Spesso vi sono veri e propri cristalliti, con geometrie
precise e catene mecromolecolari che entrano ed escono tra fase vetrosa e
cristallita.
Post by Soviet_Mario
Ora ti racconto una cosa banale da verificare (se non temi
id impuzzonirti un po' la cucina) : se fai fondere in una
scatoletta di tonno del PET, possibilmente senza incendiarlo
(basta soffiarci di tanto in tanto), il materiale opacizza e
cristallizza facilmente nel solidificare, diventa molto duro
e molto fragile, e questo è tipico di una tendenza
intrinseca a cristallizzare ben evidenziabile.
Sicuramente il riscaldamento con successivo raffreddamento "libero" permette
di raggiongere uno stato di minore energia e irrigidisce, infragilendo.
Sono fenomeni in cui la storia termica del materiale e le sue cinetiche
sono il fattore critico. E' possibile, inoltre che nell'esperienza che
proponi giochi un ruolo anche una certa depolimerizzazione e/o degradazione
e reticoloazione (mi piacerebbe controllare il PM medio prima e dopo la
cura).
Post by Soviet_Mario
Nondimeno il PET delle bottiglie, in effetti si trova in uno
stato metastabile, "frozen", temprato dal genere di
lavorazione e raffreddamento che ha subito, che è di "STIRO"
(tramite gonfiaggio in uno stampo), ma la stessa cosa si
applica a i fogli (li uso per i capanni) che sono
solidificati a partire dal fuso sotto la trazione della
calandra, che parimenti realizza lo STIRO delle molecole,
facendole scorrere viscosamente quando ancora sono in stato
semifuso.
Ora la tecnica dello stiro, così come pure nelle fibre che
vengono tirate in bave e raffreddate subito, realizza quella
che io considero una sorta di cristallizzazione anisotropica
in una (o più) direzione preferenziale, senza però imporre
troppi vincoli sulle altre direzioni spaziali non sollecitate.
Molte catene, nelle fibre lineari termoplastiche, assumono
un certo ordine medio con le catene orientate nelle
direzioni degli sforzi applicati (raggiungendo moduli
superiori in quelle direzioni, come voluto), ma le parti
disordinate, che sempre persistono, mantengono un certo
disordine in tutte le altre direzioni spaziali diciamo.
Quindi è vero che non si può parlare di cristalli, ma c'è un
certo ordine preferenziale lungo uno o più assi, ma non un
ordine assoluto.
Evidentemente questo grado di disordine è sufficiente a non
avere veri e propri piani cristallini o microstrutture
locali ordinate (come le sferuliti) che diffondano la luce.
Però lo stato ha comunque un certo ordine imposto dall'esterno.
Per quanto riguarda la solubilizzazione, non sono sicuro di
SE sia importante l'ordine effettivo attuale (che include
ogni effetto delle lavorazioni oltre alla natura del
materiale e l'MWD) o SE sia importante la potenziale
tendenza a cristallizzare, magari latente perché bloccata a
temperature molto inferiori al rammollimento, come avviene
nel PET delle bottiglie che è congelato in stato di stiro
(altra verifica è metterla con poca acqua nel microonde sino
a vaporizzarla : la bottiglia si contrae ed ispessisce. Se
non fonde però non cristallizza proprio, ma si rilassa
soltanto).
Certamente il materiale stirato è congelato in uno stato di elevata energia,
e si rilassa... appena può.
Probabilmente questa è una possibile definizione della differenza tra
cristallinità e stiro: la prima è caratteristiza di zone ordinate
termodinamicamente stabili, è (nei tempi lunghi) reversibile, la seconda è
metastabile, a più alta energia del vetroso, e si rilassa,e sparisce
irreversibilmente (in assenza di nuovo shear applicato) non appena la T
consente sufficiente movimento ai segmenti macromolecolari.

Grazie per l'attenzione, e ciao.

Fabrizio
Soviet_Mario
2009-01-28 14:11:00 UTC
Permalink
Post by fabrizio
Grazie per la risposta.
CUT
Post by fabrizio
Post by Soviet_Mario
perchè PVC rigido ? Quello duro, per grondaie e scarichi, è
meno amorfo del PVC da tubi per innaffiare (che è
trasparente ed elastomero)
In realtà, i plastificanti "lavorano" nella matrice vetrosa. Anzi, se ben
ricordo lavori letti moooolti anni or sono, è proprio ad una piccola
frazione ancora cristallina (quasi una mini reticolazione fisica
reversibile) che si deve la resistenza meccanica che il PVC plastificato
ancora manifesta e la sua (veramente piccola) elasticità.
non lo sapevo
Post by fabrizio
Per quanto riguarda il rigido, grazie alla sua struttura prevalentemente
vetrosa, è stato utilizzato in passato per bottiglie trasparenti (acqua
minerale) e lo è ancora per flaconi (sempre trasparenti).
idem, non sapevo che il PVC si usasse per acqua minerale ...
forse non è più consentito come uso
Post by fabrizio
L eformulazioni da tubo, da profilo finestra, o da grondaia sono sempre
opache per le cariche minerali
in effetti questo è pure vero. Gli inerti costano poco e
sono opachi. Non ci avevo pensato
Post by fabrizio
e/o le stabilizzaizoi utilizzate, sia per
motivi di economia formulativa, che per aumentare la stabilità dimensionale
e alla luce.
Post by Soviet_Mario
dunque, il discorso fibre (ma ci rientra anche il PET) è uno
che amo molto.
Sulle fibre non ho mai lavorato e ne so francamente poco.
ah, pure io cmq ho solo qualche concetto per letture sparse
su vari siti (uno bellissimo è DoITPoms di una univ.
inglese, ma non ricordo il link esatto. L'acronimo stava per
Dissemination of Information Technology in Polimer più
qualcosa che non ricordo più. Sito molto ben fatto, con
miriadi di microfotografie in luce polarizzata, SEM,
microfratture etc anche di metallici e compositi)
CUT
Post by fabrizio
E' vero, cristallinità è un argomento sempre complesso, e ancor più nei
polimeri. Ad ogni modo, sia con tecniche DSC e DMA,
cos'è la tecnica DMA ? Sono un po' pigro oggi, se mi fai uno
spiegone direttamente facciamo prima
Post by fabrizio
che con studi
difratotmetrici, è dimostrato che ci si trova ad affrontare qualcosa di più
definito che un certo ordine preferenziale a corto-medio raggio, tipico
degli stiri.
... dati insufficienti. :-) ragguagliami ulteriormente, se
possibile

(a sproposito ... se hai qualche link a roba di polimeri
particolarmente valida, ti sono grato di eventuali segnalazioni)
Post by fabrizio
Spesso vi sono veri e propri cristalliti, con geometrie
precise e catene mecromolecolari che entrano ed escono tra fase vetrosa e
cristallita.
In alcune resine (PE e poche altre) ho visto fotografie del
genere. Non sapevo fosse un discorso generale per le fibre
sottoposte a stiro.
Puoi tentare di descrivere questi vari ordini di
microstrutture o hai qualche link a foto ? Non nego che le
varie gerarchie di strutture da micro a macroscala sono una
delle cose che mi affascinano di più nei materiali
CUT
Post by fabrizio
Sicuramente il riscaldamento con successivo raffreddamento "libero" permette
di raggiongere uno stato di minore energia e irrigidisce, infragilendo.
Sono fenomeni in cui la storia termica del materiale e le sue cinetiche
sono il fattore critico. E' possibile, inoltre che nell'esperienza che
proponi giochi un ruolo anche una certa depolimerizzazione e/o degradazione
e reticoloazione (mi piacerebbe controllare il PM medio prima e dopo la
cura).
Si, questo è sicuro. Anzi il PET non è termostabile alla
propria fusione e depolimerizza in parte. Emana infatti
odore di glicole e se metti un vetro freddo sopra, riesci
persino a sublimare qualche cristallo (non so di cosa, ho
pensato all'acido tereftalico, ma magari è un estere
parziale). Cmq penso che la ricristallizzazione sia il
processo prevalente, perché la depolimerizzazione e la
diminuzione di peso molecolare medio non dovrebbe portare a
irrigidimento, o almeno non me lo aspetterei.

CUT ALL

ciao
Soviet
Post by fabrizio
Fabrizio
fabrizio
2009-01-28 22:59:44 UTC
Permalink
Post by Soviet_Mario
cos'è la tecnica DMA ? Sono un po' pigro oggi, se mi fai uno
spiegone direttamente facciamo prima
Vado a memoria, perché non ci lavoro più da 15 anni...

E' una tecnica magnifica per studiare materiali viscoelastici. L'acronimo
sta per Analisi Dinamico Meccanica.
Si lavora su un provino di materiale che viene sollecitato meccanicamente a
deformarsi secondo una frequenza fissata, durante una scansione di
temperatura. Lo strumento registra, al variare della temperatura, sia la
variazione del modulo che lo sfasamento della risposta del materiale alla
sollecitazione periodica applicata. Entrambe le grandezze presentano
andamenti tipici alle temperature di transizione di fase, sia del primo
ordine (tipicamente fusioni della parte cristallina, quando c'è) sia del
secondo ordine (una o più temperature di transizione vetrosa). In pratica,
si vede ad ogni temperatura quanto il materiale è elastico e quanto è
viscoso, e si ricava (o meglio si tenta di capire) quanto e cosa si "mette
in movimento" al crescere della T.
La trattazione matematica,che parte da modelli spring/dashpot è bella ed
elegante, e i risultati pratici sono spesso molto utili, specie per chi
studia le leghe polimeriche per definire il numero e il tipo delle fasi
presenti.
Post by Soviet_Mario
Post by fabrizio
che con studi
difratotmetrici, è dimostrato che ci si trova ad affrontare qualcosa di
più definito che un certo ordine preferenziale a corto-medio raggio,
tipico degli stiri.
... dati insufficienti. :-) ragguagliami ulteriormente, se
possibile
(a sproposito ... se hai qualche link a roba di polimeri
particolarmente valida, ti sono grato di eventuali segnalazioni)
Mi dispiace veramente, ma non lavoro sulle plastiche da più di 15 anni, e
allora quasi tutto era su carta. Custodisco gelosamente due volumi degli
atti di convegni dell'AIM (Associazione Italiana di scienza e tecnologia
delle Macromolecole) datati 87 e 88,cui ho partecipato, in cui c'è
qualcosina. Se ti interessa e non li trovi, potrei prestarteli, ma non
credo che ormai rappresentino l'attuale stato dell'arte. Fammi sapere.

CUT

Ciao.
Fabrizio
Soviet_Mario
2009-01-29 17:57:21 UTC
Permalink
Post by fabrizio
Post by Soviet_Mario
cos'è la tecnica DMA ? Sono un po' pigro oggi, se mi fai uno
spiegone direttamente facciamo prima
Vado a memoria, perché non ci lavoro più da 15 anni...
E' una tecnica magnifica per studiare materiali viscoelastici. L'acronimo
sta per Analisi Dinamico Meccanica.
ah grazie (anche per la spiegazione)
Post by fabrizio
Si lavora su un provino di materiale che viene sollecitato meccanicamente a
deformarsi secondo una frequenza fissata, durante una scansione di
temperatura. Lo strumento registra, al variare della temperatura, sia la
variazione del modulo che lo sfasamento della risposta del materiale alla
sollecitazione periodica applicata. Entrambe le grandezze presentano
andamenti tipici alle temperature di transizione di fase, sia del primo
ordine (tipicamente fusioni della parte cristallina, quando c'è) sia del
secondo ordine (una o più temperature di transizione vetrosa). In pratica,
si vede ad ogni temperatura quanto il materiale è elastico e quanto è
viscoso, e si ricava (o meglio si tenta di capire) quanto e cosa si "mette
in movimento" al crescere della T.
La trattazione matematica,che parte da modelli spring/dashpot è bella ed
elegante,
probabilmente nemmeno la capirei se l'avessi sotto mano.
Post by fabrizio
e i risultati pratici sono spesso molto utili, specie per chi
studia le leghe polimeriche per definire il numero e il tipo delle fasi
presenti.
per i link non fa niente, non ti preoccupare. E grazie della
disponibilità, ma in effetti non val la pena di spedire
fotocopie o roba simile.
ciao
Soviet

CUT ALL

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